martilogio ABB. S. S.DI SETO

domenica 3 ottobre 2010

ABBAZIA DI S. SALVATORE DEL LAGO DI SESTO



STORIA DELLA FONDAZIONE
Nel febbraio 668, Costante II° , imperatore dell'impero Romano d' oriente , ancorché non cristiano decise di mandare il figlio secondogenito , Salimano , in Italia essendo il primogenito ( Costantino) in Africa per sedare alcune rivolte.
Salimano avrebbe dovuto raggiungere Roma per comporre con il Papa Vitaliano I° , alcune controversie religiose.
Tali controversie erano sorte a causa di Olimpo che si faceva chiamare Imperatore e dal fatto che il Papa considerava Costante II poco cattolico.
Si trattava di una missione ufficiale e quindi esso aveva un numeroso seguito ed un tesoro con cui meglio convincere il Papa, nel seguito vi era anche un certo D. Benedetto Salmiani, abate di S. Maria e Marta di Borgogna e un certo Sevio dé Sottili , appartenente al medesimo ordine.
Così Salimano con tutto il suo seguito partì da Salbuna (Sorbona ? ) il giorno I febbraio 668.
Una volta che il corteo fu arrivato a Lucca il principe si ammalò e a seguito del suggerimento dell'abate Benedetto si ritirò a Castelvecchio lasciando così la Città .
In questo periodo il feudatario e signore di Castelvecchio e Castelnuovo ( Colle di Compito ) era un certo Delfio di Biscassino ( o Biscaglino ) nativo di Guascogna e pronipote ( da parte di madre) dell'abate Benedetto Salmiani .
I due castelli erano stati costruiti nel 576 dai Goti e fino al 660 erano appartenuti ad Alamer , capitano dei borgogni in Italia, il quale però recatosi in Africa aveva lasciato padrone il suddetto. ( pag. 18 )
Delfio, seppure a malinquore diede asilo al principe ed ai due abati , ( uno dei due ; Don Benedetto era suo zio) ma al seguito offrì rifugio presso una fortezza sita vicino al lago " ove scorreva il Serchio " sulla cui sponda vi era una grande cascina con case, vi sostava molto bestiame e, ove vi era anche una torre forte che serviva da riparo durante le varie scorrerie soldatesche. ( pag. 18 ) .
Intanto la salute di Salimano peggiorò fino al punto di portarlo al decesso entro un mese
Un anno dopo, a giugno, Salimano morì e fu sepolto nella chiesa di " S. Andrea in Castello " " a mano destra della porta ove si vede anche adesso" ; così scrive nel 1580 Frà Benigno abate della badia in quel periodo, come poi vedremo.
Nel frattempo Lucca aveva mandato diversi ambasciatori per convincerlo a ritirarsi in città ove si potesse curare meglio, ma Delfio non permise loro ne di parlargli ne di portarlo via, addirittura fece passare malvolentieri i medici che vi mandava la città arrivano fino a non lasciarli mai da soli con il malato; tutto questo perché aveva paura che gli facessero qualche trattato per toglierli il castello.
Salmiano prima di morire avrebbe fatto testamento nel quale dichiarerebbe di lasciare 2000 cicli d'oro , pari a 2000 ducati larghi, per fare un tempio ove piacesse all'abate suo contemporaneo il quale, tra l'altro gli fù esecutore testamentario .
Il testamento sarebbe stato rogato da Ser Pacino Passavanti da Fucecchio di Luccail 21 giugno 668.
Morto Salimano, loro signore i suoi familiari e i baroni che formavano il seguito se ne tornarono dall’imperatore Costante .
Questi documenti , commenta Don Benigno , che scrive un martilogio di questa Abbazia nel 1544, sono pressoché illeggibili . ( pag. 19 )
Così D. Benedetto e D. Sevio non persero tempo e il 4 settembre 668 , iniziò, nella cascina ove erano ospiti gli uomini che facevano seguito al Principe.
Presso la cascina era un ridotto d’acqua che chiamavano padule perché il fiume Serchio c’entrava dentro, la botra riseccava restandone parte asciutto e parte acquoso. La costruzione della chiesa , la quale fu ultimata nel 671, e il 3 di marzo fu intitolata a " Santa Maria e Salmiani dé Borgundi o Borgognoni " e ne fu fatto abate D. Benedetto dato che era gia stato insignito dal Papa di tal carica quando era al suo paese. Una volta che il vescovo di Lucca seppe dell’abate pretese che gli rendesse obbedienza ; Delfio non volle che obbedisse , e attraverso l’arcivescovo di Pisa ottenne un diploma sia dall’imperatore ed uno dal Papa che rendeva il detto abate sottoposto direttamente a loro.( tutto questo per molti é leggenda dato che non ci sono piu documenti e considerando che Frà Benigno poteva avere interesser a “ nobilitare " le origini della Badia, tanto più che dai documenti ufficiali risulta sì che esisteva l'imperatore Costante II° , ma non risulta che avesse un figlio di nome Salimano, risulta però , come dice il Barsocchini in " memorie e documenti per servire alla storia di Lucca. T. V° parte II° dor. N° 254 anno 796 " che la Badia esisteva già nell' VIII° secolo , inoltre é molto probabile i castelli sopracitati fossero proprio costruiti dai Goti nel 576.; inoltre é da notare che a S. Giusto di C.to vi é una zona montana chiamata Borgognone , toponimo dovuto al residuo del fatto soprascritto. Per il Targion Tonzetti invece era intitolata a S. Salmani dé Cantuaria .
Alla chiesa fu subito annesso il monastero intitolandolo a S. Salvatore di Sesto.
Quando però l'Abate fu riconosciuto dal Pontefice attirò le ire di Lucca e Pisa, così il feudatario Delfio Biscaglino fu costretto a fornirlo di mura e fossi per difenderla.
L’abate per mostrare benevolenza ai lucchesi vestì due monaci, cioè Don Piero di Forte da Orentano e Don Paulino de Servi di Salissimo .
L’abate iniziò a praticare con la città benché i cittadini si fidassero poco di lui essendo parente di Delfio; e pure lui era poco contento che il frate trafficasse con la città, non solo, ma non voleva nemmeno che lasciasse entrare nella badia piu di due otre persone per volta .
Nel 6 maggio 671 , vedendo che l’imperatore non prendeva altro provvedimento per portar via il corpo di suo figlio ed avendo l’ordine imperiale che essi ( Delfio e l’abate) dovevano eseguire la volontà di Salmiano e conoscendo che per ciò che riguardava il Papa provvedeva direttamente l’imperatore decisero di mummificarlo e trasferire il corpo nella Badia. Sulla lapide scrissero " qui giace Salimano, di anni XXVI ma di ingegno acutissimo , che fù figlio di Costante II° , che morì il 21 giugno 668 " e, sopra la scritta venne scolpita l'arma del principe e del padre oltre all'aquila a due teste , simbolo imperiale; lo stemma del principe é riportato nell'archivio Arnolfini presso A. S. Lu. ( pag. 19-20 ) .
La lapide era di marmo bianco con le sbarre di porfido e serpentino , fatto a Tedesco, che stava a Pisa.
Fin qui lo descrive Frà Benigno da Lucca.
Circa il 29 maggio 671 l’imperatore Costante II manda un suo barone nel reame di Napoli e gli commise di andar a vedere se era vero tutto quello che l’abate D. Benedetto e Delfio gli avevano scritto del figlio sepolto della Badia e della conferma papale ecc. Mandò al detto abate altri privilegi e conferme , fatto questo avvenuto il 4 maggio 671 per mano di Sagone, cancelliere dell’Impero.
Il sopradetto Barone di nome Sesto Savonio giunse a Lucca il I settembre 672 ed il giorno dopo andò alla Badia e una volta visto il tutto lodò il fatto e decise che detta abbazia si chiamasse S.M. Salmiani per onore di Salimano. Il detto barone che di nome faceva Sesto dette le confermazioni e nuovi privilegi imperiali all’abate oltre a 2000 fiorini d’oro perché fossero finiti i lavori.
Da ciò prese il nome di S.M.Salmiani di Sesto e lasciò il nome di Burgundia.
Sesto partì l’8 settembre 672 alla volta di Napoli e una volta giunto a Roma ottenne da Papa Vitaliano I un breve mediante il quale si ordinava che la Badia si chiamasse S.M.Salmiani di Sesto., si confermava la fabbricazione di detta Badia ed il suo abate D.Benedetto e gli si concedeva di vestire monaci e di renderli esenti dai vescovi e signori temporali e spirituali assieme a molti altri privilegi , come si contiene nella bolla di detto Papa del giorno 12 gennaio 672 anno secondo.

Nell'annali Camaldolesi si avanza l'ipotesi che a fondare l'abbazzia con il monastero fosse stato Walfredo figlio di Ratcausi castaldo di Pisa , per il re Liutprando e suo fratello Rachis , e lo fece " in campo pisanica hiumierno o hivierni " , ipotesi per poco valida. ( pag. 21 )., si parla anche di un " breve " fatto dal Papa Vitaliano II° il 12 gennaio 672 o 673 che dà a Benedetto l'autorità di vestire monaci e di essere completamente autonomo dai vescovi e da altre autorità ; questa anche se considerata poco certa viene pure riportata dal Ker nel suo " regesta pontificum romanorum " ( pag. 23-24 ).

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